Maschi calciatori e femmine ballerine?
Lottare contro gli stereotipi di genere per liberarsene
Ricorderete che non molto tempo fa il mondo della danza, e in particolare Roberto Bolle, hanno mostrato solidarietà verso il principino George, deriso da una conduttrice tv per la sua passione per il balletto. Papà William aveva dichiarato di voler assecondare la passione del figlio iscrivendolo ad un corso di danza. La conduttrice Lea Spencer aveva riportato la notizia, durante il suo programma tv “Good Morning America”, ridendo in modo scomposto. Il video era diventato virale causando un fiume di critiche. La conduttrice è poi stata costretta a chiedere scusa, ma il danno ormai era fatto, e la notizia ha fatto il giro del mondo.
Purtroppo non parliamo di un caso isolato, bensì di uno stereotipo ormai ben radicato. Tante volte le mamme di ballerini maschi lamentano prese in giro quando non addirittura episodi di bullismo. I maschi che si approcciano alla danza sono pochissimi e spesso è proprio lo stereotipo a guidarli nella scelta di sport e passioni.
Quando nasce uno stereotipo?
Per definizione lo stereotipo è “qualsiasi opinione rigidamente precostituita e generalizzata, cioè non acquisita sulla base di un’esperienza diretta e che prescinde dalla valutazione dei singoli casi, su persone o gruppi sociali”.
Lo stereotipo di genere è definito invece come “un insieme rigido di credenze condivise e trasmesse socialmente, su quelle che sono e devono essere i comportamenti, il ruolo, le occupazioni, i tratti, l’apparenza fisica di una persona, in relazione alla sua appartenenza di genere”.
Il genere è un prodotto della società, che quotidianamente definisce le differenze tra maschi e femmine. Così si sono delineati, in ambito lavorativo e sociale, ruoli maschili e ruoli femminili. Gli stereotipi di genere sono tramandati di generazione in generazione e sono insiti nei mostri modelli educativi. Quando nasce una bambina si sceglie il colore rosa, crescendo le si regalano bambole e castelli da principessa mentre quando nasce un maschio si scelgono colori e giocattoli diversi.
Allo stesso modo, in ambito lavorativo, esistono lavori considerati “da uomo” e lavori considerati “da donna”.
Gli stereotipi di genere, trasmessi dall’educazione, vengono poi perpetrati dalla società e dai media, che ci forniscono dei modelli rigidi da cui uscire diventa spesso difficile.
Come gli stereotipi condizionano le nostre scelte
La nostra vita è fatta di continue scelte: abbigliamento, studi, lavoro, attività sportive, viaggi e potremmo continuare all’infinito. Ogni giorno ci troviamo di fronte a piccole e grandi decisioni da prendere, e questo fin da quando siamo bambini. Ma siamo davvero noi a decidere? Secondo Jonah Berger, professore alla Wharton School dell’Università della Pennsylvania ed esperto di influenza sociale, anche se crediamo di scegliere, di fatto la maggior parte delle scelte che facciamo è dettato dalla società. Il desiderio di sentirsi parte di un gruppo ci farebbe infatti scegliere di seguire determinate strade assecondando delle tendenze esistenti. Anche gli stereotipi di genere condizionano il nostro modo di essere e le nostre scelte. Possono, ad esempio, agire condizionando la scelta dello sport che vogliamo fare. Le bambine si orienteranno verso attività che considerano più “femminili” come la danza e i maschi verso attività più di contatto e più “maschili” come il calcio e il rugby.
In questo modo cresciamo cercando di conformarci a ciò che gli altri si aspettano da noi nascondendo alcuni tratti della nostra personalità.
Maschi e danza
La danza è sempre stata vittima di stereotipi, considerata un’attività da femmine, i pochi maschi che decidono di praticarla sono spesso vittime di prese in giro e pregiudizi. Ricorderete tutti il film Billy Elliot, uscito nel 2000 e diretto da Stephen Daldry. Ispirato alla vita del ballerino Philip Mosley, la pellicola racconta la storia di un ragazzino di undici anni che vorrebbe studiare danza classica ma che vive in una famiglia e una società che ostacolano la sua passione. In questo film emerge l’importanza di seguire le proprie attitudini, fondamentale soprattutto per i bambini. Lo psicologo Paolo Grampa ha affermato che
“rinunciare a qualcosa che appassiona in favore dei pregiudizi genera frustrazione e infelicità”
aggiungendo come, privare il proprio figlio della possibilità di coltivare una passione, andrebbe considerata una forma di violenza. Lo psicologo ha poi dato un importante consiglio ai genitori, quello di seguire unicamente la passione e la curiosità del bambino nella scelta. Proporre quindi delle alternative ma basarsi poi sui reali interessi del bambino, senza esprimere giudizi, quando si tratta di scegliere.
Ma il balletto è veramente una cosa da femmine?
Direi proprio di no! Sapevate che Van Damme ha studiato danza per cinque anni da ragazzo e la considera fondamentale per la sua elasticità? E che Schwarzenegger ha studiato danza per migliorare la postura quando faceva il culturista? La danza fatta bene, fa bene, lo testimoniano i tantissimi sportivi che la affiancano ai propri allenamenti. Roberto Bolle ne è la prova, i benefici della danza sono numerosissimi:
- Migliora la postura
- Lavora sui muscoli di tutto il corpo
- Migliora equilibrio e coordinazione
- Educa al rispetto degli altri
- Accresce l’autostima
- Incrementa diverse capacità cognitive (memoria, attenzione, concentrazione)
L’elenco potrebbe proseguire, ma l’unico modo per scoprire tutti i benefici della danza è provarla.
Hai mai proposto al tuo bambino la danza? Ora sai che non è una cosa da femmine.
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