Vuoi diventare un ballerino migliore? La tecnica non basta!

Emozioni e Danza

“Non è importante quello che facciamo ma come lo facciamo”.

Durante le mie lezioni, una delle frasi più ricorrenti è proprio questa. E’ una frase che ripeto sempre, fino allo sfinimento. La quantità non associata alla qualità conta ben poco. Non importa ciò che faccio, ma come lo faccio.

Da maestro di danza, ritengo che la tecnica per un danzatore sia fondamentale. Fondamentale perché ci permette di avere il controllo del nostro corpo. Imparando una buona tecnica di base, nutrita da ottimi fondamentali, impareremo a mettere sempre il nostro corpo nel posto giusto, nel modo giusto e al tempo giusto.
Il dove, il come e il quando sono dei concetti preziosissimi per un danzatore e per un maestro che si accinge a creare un danzatore.
Si, la tecnica è fondamentale; fondamentale perché ci dà la pulizia del movimento, la leggerezza, la consapevolezza di dove e come andrò a posizionare il mio corpo, fa sembrare facile ciò che in realtà è difficile.. La Tecnica è Pulizia..
Ma nonostante sia fondamentale, per fortuna, da sola non basta.
Un gesto sarà senz’altro sublime se eseguito tecnicamente in modo corretto ma senza anima perde di peso specifico, se eseguito senza attitudine perde di valore, se eseguito senza interpretazione scenica diventa freddo, arido, muto.
Quindi se come maestro enfatizzo tanto la tecnica, da danzatore vi dico che la parola d’ordine è comunicare: “comunicare uno stato d’animo, un’emozione, un sentimento”.
E’ necessario emozionarsi. Emozionarsi per Emozionare. Ma per emozionarsi e rendere veritiera e credibile questa emozione è necessario esternare la nostra vera entità; è necessario mettersi a nudo, è indispensabile esternare i nostri desideri senza limiti, senza vergogna, senza freni inibitori, senza tabù.

L’emozione non ha tecnica.. ha solo voglia di essere esternata, esteriorizzata col gesto, con il nostro ardore, palesata con la nostra mimica facciale, con l’enfatizzazione o l’attenuazione del movimento, con la dolcezza o l’asprezza, con la passione, con l’energia. Ma per fare questo bisogna essere se stessi. Bisogna essere veri.

Ma qui subentra un primo problema: Non ne siamo più capaci. Non siamo più capaci di essere veramente noi stessi.
Viviamo, infatti, in una società che ci impone come essere, come apparire; in una società in cui l’immagine è più importante della sostanza che non ci vuole ne veri ne genuini ma sempre controllati. Durante tutta la giornata indossiamo la nostra corazza fatta di paure, pregiudizi, false credenze, insicurezze, fragilità, ferite, modi di fare controllati, ben gestiti: siamo studenti, genitori, professori, liberi professionisti, idraulici, impiegati, meccanici etc.. Siamo persone che giornalmente nell’esercizio delle nostre funzioni non sempre possiamo dire o fare ciò che in realtà vorremmo dire e fare.. siamo talmente abituati a tenere a freno le nostre emozioni che anche quando potremmo esternarle ci viene difficilissimo farlo.

Abbiamo paura di farci vedere PER CIO CHE SIAMO VERAMENTE.

A lezione dico sempre che ognuno di noi ha due entità, due modi di essere:

  1. Un’entità esterna, che possiamo chiamare “dell’apparire”, ed è quella che esterniamo con spavalderia e che ci permette di relazionarci ogni giorno col mondo esterno. Normalmente è controllata, pudica, frenata, figlia del concetto di giusto e ingiusto, bigotta; schiava e suddita del voler compiacere tutti.
  2. E poi abbiamo un’entità interna che chiameremo “della sostanza”.. e questa è quella più vera, più libidinosa, passionale, diretta, animale, senza filtri, a volte egoista crudele e cattiva, a volte perversa.. e per tutti questi motivi la teniamo segregata, chiusa a chiave o nascosta dietro una maschera ( entità esterna ), dietro un’immagine magistralmente costruita su misura.

E qui subentra il problema numero due del danzatore: per BALLARE, ma per ballare con la B maiuscola serve esternare la seconda delle due entità.. serve azzerare il pensiero ed essere essenza, è necessario essere e azzerare le paure: paura dell’opinione del collega o del maestro, paura dell’opinione della compagna di corso, paura di apparire ridicoli, paura di rivelarsi al mondo veramente per ciò che siamo. Il nostro corpo sa come muoversi e sa esattamente cosa fare ma ha un nemico che riesce ad avvelenarlo : IL PENSIERO.

Se vogliamo trasformare una sequenza sterile non comunicativa in magia è necessario emozionarsi, è necessario comunicare. È necessario chiedersi: “ma il mio maestro/a ( a prescindere dal passo che vuole che io faccia ) cosa mi sta chiedendo di far vedere? Cosa vuole che io esterni in questo gesto? Cosa voglio comunicare al mio partner di ballo?
Impariamo ad esternare, impariamo a comunicare, impariamo a non tenere a freno le nostre emozioni. Gestualità, cuore, passione, desiderio, eleganza, civetteria, teatralità. EMOZIONIAMOCI.
Siamo talmente abituati a tenere a freno le nostre emozioni che anche quando potremmo esternarle ci viene difficilissimo farlo. NELLA DANZA POSSIAMO FARLO. Buona Danza a tutti.

— Tommaso La Torre — 

Tommaso La Torre è insegnante di balli caraibici presso Scuola di Danza ON-STAGE. Inizia il suo percorso di studii a Catania e successivamente presso la Max Ballet Academy, Scuola di Arte e Spettacolo di Firenze, dove ha la possibilità di studiare con maestri di chiara fama (Massimo Lupo, Alberto Valdes, Eloy Leyva, Tomasito Santamaria, Emir Hernandez, Niovis Soto, Teresa Castagneda, Niurka Aguero, Massimiliano Terranova…). Approfondisce, inoltre, il percorso di studio delle danze Caraibiche a Londra con il Maestro Alcalà. Nel 2019 si diploma Roly Maden Style. Insegna dal 2000. Con Jessica, sua partner artistica, è ospite di prestigiosi eventi e congressi in tutta Italia in qualità di ballerino e di insegnante.
E’ inoltre vincitore di vari campionati regionali e Italiani nelle categorie Bachata e Salsa Cubana. E Isegnante Diplomato in Danze Carabiche AID&A

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